lunedì 29 marzo 2010

Lofoten#3 - Costanti ma con calma

Dimensione merenderi oggi. La sveglia e' quella del turista, ore 10. La colazione si fa con calma e con altrettanta calma sistemiamo l'attrezzatura. Usciamo alle 11.30, proprio quando il tempo sta volgendo al meglio e le poche nuvole che c'erano in mattinata si diradano. Tutto calcolato. Intanto avevamo fatto in tempo a dimenticarci mille cose nella goffaggine dei movimenti del primo mattino. Si sa che se uno si vuole svegliare presto e non dorme abbastanza, i risultati sono questi!
Verso mezzogiorno ci siamo rimessi in sesto per poter iniziare la gita della giornata. Il monte Varden e' la meta deisgnata, gita tranquilla ma che si preannuncia spettacolare. Matteo e' alla sua prima escursione snowboard-alpinistica e quest'anno mettera' lo snowboard sotto i piedi per la prima volta proprio qui sul Varden. Bel modo di iniziare, direi.
Parcheggiamo la macchina nei pressi di una pista di fondo e un uomo del luogo viene a chiederci chi siamo e dove abitiamo. Si chiama Normann e si domanda perche' tutti vadano a dormire a Svolvær anziche' andare da lui, a Kabelvåg. Fa in tempo a farsi pubblicita' dicendo che la sua casa e' bellissima e dall'estate sara' pronta anche una sauna. Soprattutto ci suggerisce come preparare il pesce e magari domani faremo proprio come lui ci ha detto oggi. Normann poi ci saluta e torna alla costruzione della sauna. Intanto siamo pronti a metterci in cammino, io con i miei sci e pelli di foca, Matteo con ciaspole ai piedi e snowboard sullo zaino da godersi poi in discesa.
Percorriamo prima un pezzo di una pista da fondo affollata dai fondisti indigeni, ossia signore, vecchiette o signori che trainano i propri figli in una slitta che tengono attaccata al bacino. Arriviamo in prossimita' di un lago, regolarmente ghiacciato e innevato, e da li' inizia la salita vera e propria. Anche se siamo al livello del mare il sole si fa sentire: Matteo fa appena in tempo a togliersi la sua giacca super pesante prima di liquefarsi completamente! La salita procede tranquilla, l'unica piccola difficolta' la incontriamo a circa meta' strada quando dobbiamo fare un traverso in ombra, leggermente ghiacciato, dove le ciaspole si rivelano essere un mezzo tutt'altro che ideale per questo tipo di terreno. Nonostante cio' superiamo due telemarker che salivano davanti a noi ma ai quali va tutta la mia ammirazione: hanno infatti l'attrezzatura classica del telemark con gli scarponcini morbidi, ossia poco piu' che delle scarpe da trekking! La discesa, in questa maniera, sara' molto piu' difficile e infatti in discesa passano quasi piu' tempo a terra che all'impiedi. Ma li ammiro lo stesso!
Dalla cima il panorama e' a dir poco mozzafiato. Centinaia di vette innevate a picco sul mare, migliaia di possibili pendii da sciare, mare di un blu che comunica freddo e orizzonte sconfinato. Credo sia il posto piu' bello dove abbia mai sciato,
A completare l'opera e' la qualita' della neve, prevalentemente polverosa, ossia una goduria pazzesca. E la sensazione di girarsi e guardare la propria traccia.
Tornati di nuovo sul lago decidiamo di attraversarlo per tornare verso la macchina. Dapprima un po' di tentennamento, dato che ho sempre timore a mettermi in marcia su un lago, ma poi vediamo dei ragazzini che ci salutano dalla sponda del lago e ci tranquillizziamo. Ovviamente sappiamo benissimo che volevano dirci : "Non andate li', e' pericoloso!", ma non ne avremo mai la certezza.
L'unica certezza e' che tornati a livello del mare, e con un po' di stanchezza addosso, torna la dimensione "turista". Infatti faccio in tempo a perdermi sulla pista da fondo, prendendo una direzione sbagliata e impiegandoci mezzora in piu' del necessario per tornare alla macchina. Vabbe', comunque siamo sani e salvi e abbiamo portato a casa il risultato!
Ma le costanti sono anche altre: e' ormai chiaro che mezzo chilo di pasta per due persone e' poco, dato che per due giorni di fila siamo rimasti con la fame. Ci tocchera' aumentare le dosi.

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