venerdì 22 febbraio 2013

Riconoscermi


"Potrei dirti di quanti gradini sono le vie fatte a scale, di che sesto gli archi dei porticati, di quali lamine di zinco sono ricoperti i tetti; ma so già che sarebbe come non dirti nulla. Non di questo è fatta la città, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato: la distanza dal suolo d’un lampione e i piedi penzolanti d’un usurpatore impiccato; il filo teso dal lampione alla ringhiera di fronte e i festoni che impavesano il percorso del corteo nuziale della regina; l’altezza di quella ringhiera e il salto dell’adultero che la scavalca all’alba; l’inclinazione d’una grondaia e l’incedervi d’un gatto che si infila nella stessa finestra; la linea di tiro della nave cannoniera apparsa all’improvviso dietro il capo e la bomba che distrugge la grondaia; gli strappi delle reti da pesca e i tre vecchi che seduti sul molo a rammendare le reti si raccontano per la centesima volta la storia della cannoniera dell’usurpatore, che si dice fosse un figlio adulterino della regina, abbandonato in fasce lí sul molo."


(Italo Calvino - Le città invisibili)

Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra- che già viviamo- e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi.

(Cesare Pavese - Il mestiere di vivere)

Etimologia del futuro


I problemi vengono quando si può scegliere. Così come quando non si può scegliere.
Sarà che la parola problema ha un significato diverso da quello che le attribuiamo?
In effetti problema significa "ciò che si mette avanti". Quindi il futuro sarebbe comunque un problema.

Ci sono diverse possibilità di reazione di fronte alla consapevolezza di ciò.

Il futuro sarebbe comunque un problema: andiamo a farci una birra.

Il futuro sarebbe comunque un problema: andiamo a farci due birre.

il futuro sarebbe comunque un problema: andiamo a farci un bicchiere di vino.

Ora, non è che sono alcolizzato. È che se ti dicessi:
Il futuro sarebbe comunque un problema: godiamoci il cielo sopra di noi, le correnti marine, la neve e sole e il vento nei capelli.
Sarei un non-poeta, un non-filosofo né marinaio che blatera di essere invece tutti e tre.
Sarei un non-me che vuole essere me stesso. Perché cielo mare sole neve e vento me li godo e sono grandi problemi della vita.
Una birra, o due, o un bicchiere di vino (che non ho mai sentito nessuno dire facciamoci due bicchieri di vino) non sono un problema.
Perché non sono futuro, ma presente. Un birra mi si pone davanti e quindi è presente, come la parola stessa dice. Tra l'altro, non ho mai bevuto una birra di spalle. 

Comunque sia, dicevo del futuro, delle scelte e di altre amenità, che sono tali a nominarle, ma sono vita, a non scriverle.
A me piacciono entrambi i lati di esse, e quindi ne scrivo anche.

(Il futuro è molto migliore del presente, a volte. Basta leggere il prossimo post che sto per scrivere, che è già stato scritto, che vorrei aver scritto.
Molto meglio di questo. Mi fa andare a letto sereno.)

giovedì 21 febbraio 2013

Storie di un ritardatario, in anticipo

Poi, la sera, il contrappasso.
Vado verso il bus che mi deve portare a casa e sono in anticipo. Arrivo alla fermata che devo ancora aspettare sei minuti. Una vita. Ma scopro che non ho piú l'anello che avevo fino a pochi minuti prima.
lo cerco ovunque, in tutte le tasche, di nuovo e di nuovo e di nuovo. tolgo dalle tasche reperti archeologici che potrebbero nasconderlo. Non lo trovo.

Non mi va di camminare a piedi fino a casa. L'autobus successivo dovrei aspettarlo per mezzora e manca ormai troppo poco all'arrivo di quello che volevo prendere.


È il secondo anello che avevo preso in Sicilia, che mi si sfila dal dito senza che me ne accorga.
E il secondo che perdo dopo essermici affezionato.

O lo ritroveró da qualche parte?

mercoledì 20 febbraio 2013

Storie di un ritardatario


Una mail scritta a un'amica stamattina.

* * * * * * * * * * * *

Devi sapere che dalle vacanze di Natale ogni giorno metto la mattina bracciale e orologio che mi avete regalato, e la sera li tolgo e li metto sul comodino.
Un po' un rituale, in questo periodo della mia vita, che mi ricorda di voi almeno due volte al giorno.

Ma non é per questo che ti scrivo.

Stamattina ero in ritardo (ma va?) e stavo uscendo di casa, in rapidità per prendere il bus.
Dovevo mettere orologio e bracciale (e l'anello che ho comprato a Catania) e scappare.
Orologio e anello , per quelli ci metto un attimo, ma quando arrivo al bracciale, come ogni giorno, cominciano a partire le madonne per chiuderlo, con quel cazzo di meccanismo di chiusura!! diabolico.
Insomma, decido di posticipare, di metterlo in tasca e scappare all'autobus. Lo indosserò sull'autobus.
Ovviamente perdo l'autobus, e allora comincio a camminare verso l'università, perché non ha senso aspettare, per 12 minuti al freddo, l'autobus successivo.
Cammino 5 minuti e mi accorgo di non avere l'anello. 
Cazzo. Panico. Ultimamente l'anello si è allargato e potrei averlo perso per strada.
Non ho nemmeno il bracciale. Doppio cazzo e tripla bestemmia carpiata.
Lo cerco in tasca, dove dovrei averlo messo. Lo cerco in tutte le dannate tasche e taschine dei miei pantaloni, giacca, zaino, pure nelle mutande. Niente.
Imprecazioni al cubo. Devo tornare verso casa, guardare se per caso mi sono cascati per strada.
Rifaccio tutta la strada e non trovo niente. Rientro in casa, guardo per terra, e trovo l'anello, che effettivamente mi era scivolato dal dito, ma era ancora dentro casa. Del bracciale nessuna traccia, né per terra, né sul comodino, né tra la montagna di roba appena lavata che non ho avuto tempo di piegare e che occupa tutto il letto. Niente. 
Tutti gli dei, intanto, cominciano a scendere verso la Terra per cercare di calmarmi e bloccare i miei moccoli.
Faccio per togliermi la giacca, che mi sta facendo sudare e ... trovo il bracciale, che avevo messo al polso non so quando, e che è sempre stato lì, nascosto sotto la manica.
Prima di chiedermi come abbia fatto a non vederlo, decido di scriverti questa storia.
E poi scappo a prendere l'autobus successivo, che stavo per perdere di nuovo.

mercoledì 13 febbraio 2013

A dream unthreatened by the morning light #2

Here it goes the second post of this series that might, in principle, expand to infinity.

My car parked in a little village sitting on the slopes on Mt Etna.
I was having my cappuccino+cornetto in the bar of this little village, surrounded by old people speaking about the news in one of the local newspapers, the next football game of serie A and many more incomprehensible things.

Everything was running smoothly and a peaceful day of ski-touring was ahead.

This was the image, or, rather, the feeling, I had in mind as soon as I woke up this morning.
All the other dreams that came during the night were erased by this piece of reality that suddenly woke up, that used to live under the sunlight and, thus, cannot fear the morning light.

lunedì 11 febbraio 2013

Conversations over coffee

"Fishes are the last ones noticing water around them."

- While speaking about not being indoctrinated in following the main stream, both in scientific reasearch and in life. -

giovedì 7 febbraio 2013

A dream unthreatened by the morning light

When I was about to fall asleep, yesterday night, an unexpected image came to my mind, so unexpected that I opened again my eyes.
It was a place I knew, but I could not remember which place was that.
It took a second to realise that it was a place I had seen while sleeping, in a dream, who knows how long ago, who knows where I was sleeping.
The place was a typical swedish landscape, a green wild coastline facing a bunch of island, that I must have dreamt when living on the islands. It gave me the feeling that I was there because I had to cross the sea to reach an island. That island must have been Storholmen. But who knows, I didn't see Storholmen in that image.

So, for an istant I had in my eyes this image, of an intricated wood with a narrow path on its border with the sea. And then I lost it, as soon as my eyes were open again. And, then, found it again, as soon as I decided to close my eyes without mentally seek it.
I remember that I had dreamt, at the end of 2010, about some buildings rised on the frozen surface of the sea (and this is also in the last post of 2010 of this blog), and I have maybe seen this place during that dream.
Did I?

Matter of fact, this precise place is somewhere stored inside of me. I cannot draw or paint it, so I will be the only person to have seen it.

Dreams disappear as soon as one wakes up, or leave a wake of scent that won't disappear maybe for a whole day.
Some other dreams, instead, well, we will never know about them, already disentangled far before we wake up.
Some others are the dreams unthreatened by the morning light: they will always be there.

martedì 5 febbraio 2013

New blades on ice


As the time in Stockholm gets shorter and shorter, the list of "things I should have done in Sweden but I haven't (yet)" becomes longer and longer.

But at least is easier and easier to realise how many days I will still spend here, and so I can start getting rid of items in the list, one by one, without letting them to disguise in some remote corner of a foggy future.

So far I have been skiing, walking, sledding, but never dared to skate, on the frozen surface of lakes and sea.
Today finally came the moment for that, on a lake surface that was quite watery, but with good ice conditions under this thin liquid layer.
Scared, clumsy, slow, relaxed, calm, fast, happy. And then simply wondering why I haven't started doing this four years ago, when I arrived in Stockholm.

 
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