venerdì 26 dicembre 2008

Neve

La solita magìa della nevicata campobassana, da stanotte fino ad ora di pranzo, l'alzarsi dal letto in un attimo per vedere quanta ne aveva fatta e quanto bianco fosse il paesaggio, l'essere svegli e attivi in un baleno per rinnovare il rito.
Le nevicate a casa sono speciali perchè sai dove guardare e cogli le differenze, l'evoluzione, il vecchio che si trasforma in nuovo pur rimanendo tuo.
Non importa se ha nevicato in montagna, è una tensione totalmente diversa, il semplice stupore della mutazione piuttosto che il razionale chiedersi cosa potrò fare.
Per ora potrò partire e poi ritornare ancora e lasciare a casa sempre qualcosa in sospeso, per non tornare sedermi e invecchiare, ma per essere pronto ad essere di nuovo stupito.

mercoledì 17 dicembre 2008

N11

Le serate al Numero 11 a Pisa sono sempre belle, quasi superfluo dirlo. Soprattutto perché la compagnia è in genere quella giusta: tomino con le verdure, carne di cavallo con patate o fettuccine al ragù di cervo, poi torta di ciliegie per me e un dolce al cioccolato bianco. Quale migliore compagnia di questa? Dividere la cena con silvietta, certo! Poi passeggiata digestiva e rilassante condita da amaro nel Vicolo della Croce Rossa.
Bella serata, bel ritorno e poco più da dire.

domenica 14 dicembre 2008

Poco prima di partire

Come al solito in ritardo, neanche a dirlo. Ma d'altra parte è inevitabile se vuoi fare tutto, Fà, uscire, preparare i bagagli all'ultimo e poi pure metterti a scrivere perché in fondo non hai sonno e la pagherai tra due ore quando ti dovrai svegliare. Si torna verso casa con una tappa intermedia.
Non è neanche l'inizio, è il preambolo se vorrai. Il momento in cui setti gli ingranaggi e cerchi di capire il ritmo, di entrare in fase con le cose, o in controfase se vorrai, i tuoi passi in sintonia con la strada che attraversi e i tuoi orari in accordo con quelli degli aerei da prendere e i treni che puoi anche farti scappare.
L'inizio lo sai che è difficile, così come pure il prosieguo, per non parlare della fine. Meglio dire che è tutto facile allora, almeno stai più tranquillo. Tanto una soluzione la troverai.
Però, adesso, fa' attenzione e va' dormire. Buon viaggio.

sabato 13 dicembre 2008

Poesia dorsale

Cent'anni di solitudine Il maestro,
e Margherita La divina
commedia Novecento Amori ridicoli

Ulisse, Guerra agli umani
Se una notte d'inverno un viaggiatore
Va dove ti porta il cuore,

Il deserto dei tartari
Alla fine della notte,
Terra!

lunedì 8 dicembre 2008

Nobel Lectures

VERSIONE 1.0

Non mi era mai capitato di vedere tanti premi nobel tutti insieme. Oggi invece, nella bellissima Aula Magna della Stockholm Universitet, ne ho ascoltati ben 7 (3 per la fisica, 3 per la chimica e il premio Nobel per l'economia). Lezioni accademiche e qualche nota personale e la giornata è volata via. Il bello dell'ascoltare un Nobel è che in genere riesce a farti capire ciò che vuol dire senza che il suo discorso diventi troppo generale e anche oggi, tranne che in rari casi, è stato così. Purtroppo mancava il prof. Nambu, uno dei vincitori del nobel per la fisica, ma pazienza: mi accontento del suo sostituto. Giornata da ricordare.


VERSIONE 2.0

Stamattina sveglia all'alba. C'è la lezione dei nobel per la fisica alle 9 e non posso mancare. Poi a seguire i nobel per la chimica e l'economia.
Sveglia alle 7 messa ben lontano dal letto per farmi alzare, se no non ci sarà nobel che tenga. Peccato che alle 3.30 sia ancora sveglio: devo cambiare fuso, cazzo! In stato comatoso mi alzo, per poi ovviamente ricascare a letto, e riapro gli occhi alle 7.40. Il tipico sonno mattutino assolutamente non tranquillo perché sai che, con la sveglia disattivata, rischi di non svegliarti in tempo. Rapida colazione e vestizione e via in metro fino alla Universitet dove arrivo alle 8.30. La lezione è alle 9 ma chissà quanta gente ci sarà...Infatti arrivo e c'è una bella fila davanti all'ingresso principale dell'Aula Magna. Mi metto in coda pure io (gli svedesi si mettono in fila per fare qualsiasi cosa) ma dopo un minuto già mi sono scocciato, anche perché se sto fermo rischio di addormentarmi all'impiedi. Quindi comincio a gironzolare. A questo punto la mia vista si sveglia, con ritardo di circa un'ora sul resto del corpo, e vedo che sull'ingresso c'è scritto "B". Ci sarà quindi almeno anche l'ingresso "A", no? e magari pure l'ingresso "C" dato che l'aula magna è semicircolare.
Infatti faccio 10 metri e trovo l'ingresso C aperto, così entro praticamente per primo ( ma tutti gli altri in coda, che magari stanno qui all'università, non lo sapevano che ci sono altri ingressi??). La prima lezione dovrebbe essere tenuta dal prof. Nambu, assente però per problemi di famiglia. Così parla un italiano. Geniale: capisco tutto grazie al suo accento non molto diverso dal mio, mentre chissà come sarebbe stato l'accento giapponese! Ma lo scopro nell'ora successiva, in cui man mano ricado addormentato, dato che il giapponese parla con cadenza impossibile, per me, di cose impossibili, non solo per me. Comincio a pensare quindi alla terza lezione, la quale dovrà essere tenuta dal terzo vincitore del nobel per la fisica, anch'egli giapponese, a domandarmi come sarà la sua parlata. Ebbene, le cose qui cambiano: lui parla direttamente in giapponese! Però ha i sottotitoli (o, per meglio dire, i dietrotitoli, dato che sono proiettati sullo schermo) in inglese. E così, finché non mi rendo conto che posso rileggere la lezione sul web invece di leggerla lassù, resto concentrato. Due, tre minuti , quindi. Poi è certamente più interessante notare che il 90% delle sue frasi finisce sempre con la stessa parola e ridere insieme ai giapponesi seduti affianco a me alle sue battute (confesso: me ne sono sfuggite alcune).
Dopo la pausa pranzo (passata a parlare di fisica, ovviamente, con tre professori) sono quindi pronto per le lezioni di chimica. Ancora un giapponese! e questo davvero non si capisce! Infatti anche il prof di chimica seduto affianco a me crolla e dorme per almeno una ventina di minuti. Ma la cosa migliora con la lezione successiva: un americano di cui capisco tutte le battute ironiche e, talvolta, incidentalmente, anche ciò di cui si occupa. Il quinto giapponese della giornata, poi, non lo reggo proprio, nonostante il suo buon inglese. Il poco sonno si fa sentire nonostante i due caffè, e qui ronfo di brutto. Ma quanti nobel vengono fuori dal giappone? Li clonano?
E' quindi l'ora di Paul Krugman, nobel per l'economia. Il tema mi interessa, economia su grande scala. Lui si che si ascolta bene, ma l'argomento non è dei più banali e dopo un po' eccomi a pensare a scimmiette che saltano e giocano allegramente tra di loro. Vabbè, ormai il sonno è passato e almeno posso fare qualche foto a questa bellissima Aula Magna. Magari sarebbe meglio se lo facessi in silenzio senza far cascare zaino, fogli, e quant'altro abbia per le mani, ma va bene lo stesso.
Per concludere, mentre in mezzo a tante belle abitanti di Stoccolma scrivo sui tavoli appena fuori dall'aula , penso: è comunque una giornata da ricordare.

domenica 7 dicembre 2008

Herbie Hancock Sextet al Konserthuset

Musica moderna più che jazz. L'ho pensato quasi per tutto il tempo del concerto in cui sono riuscito a pensare. Quindi per circa cinque minuti. Su tre ore di musica non è male. Suite di decine di minuti, improvvisazione totale per chitarra e voce in stile africano, un brano quasi per sola batteria, un pezzo di solo piano che è terminato con una scarica di arpeggi trasformatasi in una travolgente esecuzione di Cantaloupe Island.
Poi è stato difficile non abbandonarmi a me stesso o incantarmi sui ritmi impossibili del batterista e cercare di decifrare il suo tocco guardando le bacchette. I segnali che arrivavano alle orecchie erano troppo più veloci di quanto io possa elaborare con la vista.
Per me la musica dal vivo è magnetismo.

lunedì 1 dicembre 2008

Liberamente ispirata ad un sonetto di Neruda

T'amo come la nebbia
dei boschi sterminati
sui grandi laghi del nord,
pallida e oscura,
segreta e silente,
sopita, galleggiante.

T'amo in grigie mura
d'urla mai gridate
e fughe immaginate
eppur non corse perchè
pensate non adatte
fantasie del momento.

T'amo ora in questo treno
che nasce in luoghi densi
di ricordi e gravidi
di pianti e addii sbagliati
e non m'importa dove
vada, lento e in falsa
corsa sulla piana che
dall'est è uguale all'ovest.

Come unica direzione io t'amo
e non potresti ch'essere
tu quel senso in cui culmina
il bello del mio esser vivo,
come sud per il Sole,
come luce s'una lacrima
che s'incontrano ed è arcobaleno.
 
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