mercoledì 20 febbraio 2013

Storie di un ritardatario


Una mail scritta a un'amica stamattina.

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Devi sapere che dalle vacanze di Natale ogni giorno metto la mattina bracciale e orologio che mi avete regalato, e la sera li tolgo e li metto sul comodino.
Un po' un rituale, in questo periodo della mia vita, che mi ricorda di voi almeno due volte al giorno.

Ma non é per questo che ti scrivo.

Stamattina ero in ritardo (ma va?) e stavo uscendo di casa, in rapidità per prendere il bus.
Dovevo mettere orologio e bracciale (e l'anello che ho comprato a Catania) e scappare.
Orologio e anello , per quelli ci metto un attimo, ma quando arrivo al bracciale, come ogni giorno, cominciano a partire le madonne per chiuderlo, con quel cazzo di meccanismo di chiusura!! diabolico.
Insomma, decido di posticipare, di metterlo in tasca e scappare all'autobus. Lo indosserò sull'autobus.
Ovviamente perdo l'autobus, e allora comincio a camminare verso l'università, perché non ha senso aspettare, per 12 minuti al freddo, l'autobus successivo.
Cammino 5 minuti e mi accorgo di non avere l'anello. 
Cazzo. Panico. Ultimamente l'anello si è allargato e potrei averlo perso per strada.
Non ho nemmeno il bracciale. Doppio cazzo e tripla bestemmia carpiata.
Lo cerco in tasca, dove dovrei averlo messo. Lo cerco in tutte le dannate tasche e taschine dei miei pantaloni, giacca, zaino, pure nelle mutande. Niente.
Imprecazioni al cubo. Devo tornare verso casa, guardare se per caso mi sono cascati per strada.
Rifaccio tutta la strada e non trovo niente. Rientro in casa, guardo per terra, e trovo l'anello, che effettivamente mi era scivolato dal dito, ma era ancora dentro casa. Del bracciale nessuna traccia, né per terra, né sul comodino, né tra la montagna di roba appena lavata che non ho avuto tempo di piegare e che occupa tutto il letto. Niente. 
Tutti gli dei, intanto, cominciano a scendere verso la Terra per cercare di calmarmi e bloccare i miei moccoli.
Faccio per togliermi la giacca, che mi sta facendo sudare e ... trovo il bracciale, che avevo messo al polso non so quando, e che è sempre stato lì, nascosto sotto la manica.
Prima di chiedermi come abbia fatto a non vederlo, decido di scriverti questa storia.
E poi scappo a prendere l'autobus successivo, che stavo per perdere di nuovo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

"il bracciale è sempre stato lì, eri tu che non lo vedevi..."
Capita,a volte, che ci serva uno scossone per farci rendere conto di ciò che abbiamo sotto il nostro naso e che è talmente parte di noi, che neanche ci facciamo caso, finchè non temiamo di averlo perso...
S.

 
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