lunedì 29 novembre 2010

Libri di quest'anno

Procedo tra libri lasciati a metá, letti in autobus, in aereo o camminando, nei bagni, a lavoro, in biblioteca e a casa davanti al camino e nel letto con la lampada frontale in testa. Libri dal profondo solco o libri dalla traccia appena accennata.
La possibilitá di un'isola era un obbligo piuttosto che una scelta. È cascato in tutta naturalezza nelle mie dinamiche quotidiane che di quotidiano hanno solo il ritmo con cui cambiano, mi soprendono, mi rinnovano.
Marcovaldo invece é stato di una traccia tanto leggera quanto la sua leggiadría e tanto profonda quanto il tratto di penna di cui é scritto, tanto normale per la sua semplicitá quanto fuori dal comune per la visuale che pone sul quotidiano. Elegante e Calviniano, ossia un gran libro.
Uomini che odiano le donne + La ragazza che giocava col fuoco sono stati lo specchio di Södermalm, Stockholm e la Svezia mentre ero sull'aereo per Pisa e poi per New York. Bello e inquietante, e cosí per una volta un best-seller mi è anche piaciuto.
E poi quelli di cui solo qualche parola mi é scorsa davanti, ma che non ho mollato ancora.
Un mondo perduto - viaggio a ritroso nel tempo é l'altra parte di me, quella che non vede l'ora che il mare ghiacci per potervici camminare sopra e quella che dorme e ha gli incubi quando cammino nei locali fighetti di Stoccolma. Ció che di inimmaginabile puó fare l'uomo e come siano inimmaginabili gli uomini che si spingono tanto in lá, come Walter Bonatti: ecco ció che traspira da quelle pagine. Solco profondissimo, direi.
Extremely close and incredibly loud l'ho iniziato e sospeso a lungo. È ancora sul mio scaffale, proprio cosí come A Supposedly Fun Thing I'll Never Do Again. Sará che sono in inglese. O sará che sono troppo tristi, forse anche capaci di andare in profonditá. Ma il segnalibro mi ricorda bene dove sono arrivato. In realtá A Supposedly Fun Thing I'll Never Do Again l'ho cominciato dalla fine, mi andava di fare cosí e i "I diritti imprescrittibili del lettore" di Daniel Pennac me lo consentono.

Mi sembra inutile fare un elenco di cose vive come i libri. Peró cosí scopro, ad esempio, che non ricordo cosa ho letto fino a giugno. Forse niente? Questi libri sono venuti tutti quanti dopo la fine di maggio. Cinque mesi senza leggere niente, davvero ne sono stato capace? Non ricordo adesso, o non del tutto. Peró ricordo che da quasi un anno nel mio zaino c'é Espejos. Ha girato mezzo mondo (o, per meglio dire, un'infinitesima frazione di mondo) insieme a me facendosi trovare sempre pronto, quando io avevo voglia, e standosene in disparte silenzioso quando io ero distratto. Mi ha sempre raccontato belle storie, tutte diverse l'una dall'altra, e gli sono cosí riconoscente che voglio raccontarne ora una, piccola, anch'io.

-- E s p e j o s --
Me ne stavo con un'amico nella stazione degli autobus "Tres Cruces" di Montevideo, come se fosse la cosa piú scontata del mondo starsene lí ad aspettare l'autobus per Cabo Polonio. Non sapevo ancora che sarei andato invece a finire a "La Paloma", un po' piú a sud sulla stessa costa. A me e al mio amico mancavano altri compagni di viaggio, forse perché da lí a pochi giorni il mio percorso sarebbe volto al sud, il suo a nord.
Lui andó a comprare il suo pallone. Io invece fu cosí che entrai in libreria. Agguantai Espejos. Ne lessi mezza pagina. Mi resi conto che lo capivo bene e che non potevo lasciarlo sullo scaffale.
Lo misi nello zaino e non lo aprii. Lo lasciai chiuso, ad impregnarsi degli odori uruguaiani, in modo che, un anno piú tardi, mi sarebbe stato piú facile viaggiare nel sud del mondo da un qualsiasi autobus in corsa su una strada innevata del nord.

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