mercoledì 9 marzo 2011

Intermezzo - continuazione

Scrivevo, poco piú di un mese fa, che nuovi viaggi erano all'orizzonte e si stavano delineando. Ora aggiorno tutto ció perché scrivo mentre sono in viaggio, nel Sud, e non appena il prossimo viaggio si è ben stagliato sulla mia strada: Norvegia, primavera 2011. Gli stimoli, invece che dai libri, sono stavolta venuti in maniera essenziale dalle persone che mi circondano.
Scrivevo anche che desideravo viaggiare su piccole distanze, ed è ció che succede quando ci si muove in sci. Piú che piccole, le distanze saranno umane.
L'ultimo aggiornamento è sulla solita ed inevitabile questione del cambiare ed evolversi. Scrivevo che non avrei dovuto avere paura e sto pian piano proseguendo lungo questo cammino.
Al prossimo intermezzo dunque, non appena la polvere alzata a causa dell'alta velocitá del viaggio si sará ulteriormente depositata a terra.

martedì 15 febbraio 2011

Di basse temperature, spiagge e millepiedi abbronzati

Vado a dormire con -10 e mi risveglio con -15 gradi, misurati sia ad occhio, da come il Sole brilla fuori dalla finestra, che con il termometro. È una temperatura che dà quasi meno freddo che i
-2 o -3, ma solo per qualche minuto, ovvio.

-15 e le strade colme di neve. A Stoccolma pare che la temperatura misuri in qualche maniera l'altezza a cui ci si trova. A -15 si cammina su uno spesso strato di neve e ghiaccio. A 0 gradi si cammina in genere sui marciapiedi, o sul mare ancora ghiacciato. A 15 gradi invece si potrebbe addirittura scendere al di sotto del livello dell'acqua marina.
 A -15 nell'arcipelago il mare non c'è e ci sono solo spiagge con sabbia di neve. Se uno vuole andare al mare, semplicemente non ci arriverà mai, a meno di camminare fino alla fine dell'arcipelago e sperare che non tutto il Baltico sia ghiacciato. Una bella camminata, da spaccarsi le gambe.



Il millepiedi abbronzato invece mi ha affascinato non appena l'ho visto, ossia non appena ho visto queste due parole che sono finite l'una accanto all'altra per chi sa quale motivo, e alle quali si sono ancorate tutte le altre che sono quaggiú.
Non sapendo quale fosse il suo colore, perché il suo nome dice solo quanti piedi ha, il millepiedi decise di andare in spiaggia e prendere il sole. Però la spiaggia era così grande che lui, quando vi ci si trovò, non seppe decidere che posto scegliere per stendersi al sole. Ogni posto sembrava buono, migliore del precedente e ogni volta che stava per fermarsi pensava che magari dietro l'angolo ce ne potesse essere uno ancora più accogliente. Era capitato in quella spiaggia che invece è l'arcipelago, e così, preso dalla ricerca del suo luogo ideale, continuò a camminare per tre giorni e tre notti. Anzi, per cinque giorni e quattro notti, dato che questa storia dei tre giorni l'aveva già sentita in molte storie e lui voleva fare di meglio.
Poi si fermò, perché era stanco e perché in quel punto la spiaggia era davvero incantevole.
 La spiaggia di neve lo incantò a tal punto che cadde addormentato all'impiedi, soddisfatto della sua ricerca, e la quinta notte i cristalli di neve cominciarono ad avvolgere le sue zampine e poi il suo busto e lui, che si sentiva coperto, non si accorse nemmeno del momento in cui la sua vita evaporò nel ghiaccio che lo avvolgeva. 
La coperta di ghiaccio cristallino lo avvolse per giorni, forse mesi, e il suo pigmento fece in tempo a colorarsi e ad inscurirsi, per poi rimanere così colorato.
Rimase così finché il Sole ebbe la meglio sul ghiaccio e cominciò a dividere, man mano, la superficie del mare in piccoli pezzetti. Le sue mille gambine finirono su mille pezzi differenti e, così abbronzate, migrarono nelle correnti dell'arcipelago.
 La migrazione di alcune di esse finì dentro la bocca di qualcuno di quei pesci impavidi che vivono nelle correnti fredde del Baltico, ma molte altre, esattamente quattrocentoventuno, si fermarono in quattrocentoventuno posti differenti dell'arcipelago, attaccandosi al fondale laddove questo è così alto da non lasciar passare acqua al di sopra di esso, ma non tanto alto da poter essere chiamato isola. Laddove non è ancora isola per così poco quanto una gambina di millepiedi.
Si fermarono lì, e dopo di loro seguirono piccoli granelli di sabbia e poi breccioline, pietruzze più grandi, aghi di pino e foglie di betulla. Terminarono lí la la propria corsa. Lì diedero vita a quattrocentoventuno isole di una roccia che ancora adesso è più scura di quella di tutte le altre isole dell'arcipelago.
La vita che prima era evaporata nel ghiaccio si diluí cosí in queste quattrocentoventuno nuove macchie nel mare stoccolmese, che continuano a crescere giorno dopo giorno e continuano ad essere abitate da una colonia di millepiedi neri.

Di Binari, Neve, Pale e Spazzanevi

Di Binari (giovedì dieci febbraio duemilaundici)
Stavo aspettando la metro al riparo sotto la pensilina di una stazione di periferia.
Affianco a me un vecchio, vestito malandato e con le stampelle, i piedi non capisco se fasciati, o con degli scarponi, sguardo perduto. (Che poi questa descrizione fa schifo, dovrei trarne un personaggio per qualcosa di più esteso per rendergli merito).
Insomma questo prende le stampelle e comincia a sbatterle, a fare rumore, a fare casino, a richiamare qualcuno o qualcosa mentre la metro sta arrivando.
Non ne vedo il motivo, e poi si. Un piccione si alza in volo dal suo nascondiglio in mezzo ai binari, vola come ubriaco sotto la pensilina e poi al di là di essa, il vecchio rimette giù le stampelle e vi si appoggia nuovamente. Io per un attimo capisco, poi salgo sul treno con altre decine di persone verso il centro della città.

Di Neve (venerdí undici febbraio duemilaundici)
Col cazzo che le nevicate al nord sono scontate e non dicono niente. Cascano trenta centimetri di neve e Stoccolma cambia faccia, che d'estate sembra una mezza fighetta col make-up e adesso una donna tutta estrogeno. Piú interessante, quindi.
Le fighette infatti scarseggiano oggi in giro, ma sono certo che usciranno nel weekend con le loro minigonne, a far prendere aria alle loro gambe.
Tutto diminuisce, con questa neve, la velocitá nei movimenti dei passi, i rumori urbani, il ritmo del borgo. Ma i vecchi continuano a camminare, nei cumoli di neve e sul ghiaccio vivo, che non mi spiego come non caschino tutti per terra come i bambini alla fine del girotondo. Camminano tutti imbacuccati, con le scarpe chiodate, con i bastoni, con le borse della spesa e senza alcuna incertezza, con l'unico ritmo che rimane davvero immutato.

Di Pale e Spazzanevi (sabato dodici febbraio duemilaundici)
Autobus bloccati dalla neve e bella figura di merda l'efficienza nordica. Non mettete scuse, era una nevicata da niente, parliamoci chiaro.
Ecco che è il momento per tirare fuori tutte le specie di strumenti per spazzare la neve.
Pale per ripulire i gradini e gli spazi antistanti i portoni, perché accappottarsi appena usciti di casa non fa piacere.
Spazzanevi di tutte le taglie che girano per la cittá, e scommetto che chi li guida si diverte un sacco.
Pale grandi, di quelle che si spingono, che in realtá sono delle slitte, da usare per ripulire marciapiedi e per tracciare i sentieri marini che portano all'Isola. Perché la neve non è mare e, anzi, pesa sopra il ghiaccio salato che la divide dall'acqua.
Tutto il resto rimane coperto, si scoprirá piú in lá, in primavera.

Inizi

Chiunque sa che l'inizio è un momento speciale in qualsiasi evento. Per la tranquillitá di avere abbondante tempo da poter attraversare, per la varietá di possibilitá, che si incontreranno in questo passaggio.
Anzi, no. Queste caratteristiche vengono apprezzate a posteriori. L'inizio è invece speciale perché significa trovare un punto di vista differente. Ma, piú di tutto, perché è nascita, fenomeno che puó essere spiegato e analizzato tecnicamente, ma per il resto puó essere solo ammirato. Perché la vita sia dentro le cose, nessuno lo sa.

Ora che scrivo mi trovo ad un talk di uno dei fondatori della magnetoidrodinamica. Proprio adesso sta raccontando come e quando vennero scoperti i campi magnetici e tutto ció che poi ne seguí, le equazioni di Maxwell e le altre amenitá che mi passano davanti agli occhi ogni giorno.
Pare che i campi magnetici vennero scoperti in Cina un migliaio di anni fa. Qualcuno si rese conto che qualche oggetto funzionava come ció che oggi è conosciuto sotto il nome di "calamita", e se ne chiese il perché. Poi, dopo un migliaio di anni, vennero scoperti i campi magnetici nelle stelle e in ció che c'è nello spazio in mezzo a queste, nelle galassie e negli spazi intergalattici. Alcune persone conoscono le caratteristiche di questi campi, qualcun altro è perfino in grado di descriverne i cambiamenti.
Nessuno sa come e perché nascano.

venerdì 4 febbraio 2011

Intermezzo

L'anno scorso il biglietto del treno per andare alle Lofoten decisi di comprarlo così, dal nulla, quasi solo per aver letto un bellissimo libro.
Quest'anno le cose andranno forse un pò diversamente. Forse ritorneró alle Lofoten, forse andró altrove. Gli stimoli che vengono dalla mia libreria sono molteplici, cosí come le idee che mi passano per la mente. Peró sono ancora nella fase in cui tutto ció crea un bel po' di polvere e quindi, come al solito, devo solo aspettare un po' per vedere tutto in maniera piú limpida.
Credo, peró, che continueró a viaggiare su piccole distanze e poi concentrarmi su un solo viaggio che richieda un grande spostamento, soprattutto in termini culturali, in modo da prepararmi al meglio.
Dette queste ovvietá, cosa c'é di nuovo? Niente, o cosí pare. Nei prossimi mesi sará il caso di non aver paura di cambiare qualcosa e di non aver paura di ammettere quando qualcosa sará cambiato. Tutto come al solito.

mercoledì 19 gennaio 2011

Ancora in sci, ancora sul mare

Pensavo di aver esaurito, almeno per un po', l'argomento mare ghiacciato, e invece no. Sarà che stasera non avevo con me la mia macchina fotografica, in sosta forzata dal meccanico. Insomma, in qualche maniera dovevo pur appuntarmi da qualche parte il passaggio sul mare di stasera e allora eccomi qua.

Gli ingredienti sono ben noti.
Un bosco da attraversare nei dintorni di Stoccolma.
Un mare da attraversare nell'arcipelago di Stoccolma.
Temperature al di sotto dello zero.
Qualche giorno di temperature al di sopra dello zero.
Un paio di sci.
Una lampada frontale.
Una Luna piena.
Un'isola dell'arcipelago.

Tempi: Circa trenta giorni per la preparazione del mare, circa quaranta minuti per la realizzazione.

Preparazione: Dopo aver congelato per bene il mare, esporlo per tre o quattro giorni a temperature di 2 o 3 gradi centigradi in modo da formare un sottile strato acquoso al di sopra dello strato gelato. Si raccomanda, nell'attraversarlo durante tali giorni, di evitare i punti fragili in cui possono venire a formarsi dei buchi, al fine di non rovinare lo strato solido. Inoltre si riponga in prossimità del tratto marino un paio di sci da fondo.

Realizzazione: Si comincia con l'attraversare il bosco nottetempo. Nell'inverno Stoccolmese ciò non comporta eccessive difficoltà in quanto la notte, a metà gennaio, inizia circa alle 15.30. Una delle peculiarità della ricetta consiste nel compiere questo attraversamento durante una notte di Luna piena.
Accertarsi anche che il cielo sia limpido a seguito di una giornata soleggiata e con temperature al di sotto dello zero centigrado. Durante l'attraversamento del bosco ci si rende conto che l'uso della lampada frontale è del tutto superfluo grazie alla limpidezza del cielo e alla luminosità della Luna piena. Di conseguenza si spegne la lampada frontale.
Si giunge quindi in riva al mare. Arrivati in prossimità del molo sito su una sponda del tratto di mare da attraversare per giungere all'isola desiderata, si esegue la procedura tipica. Si calzano gli sci da fondo e si inizia l'attraversamento. Grazie alla particolare preparazione del mare, come su riportato, ci si troverà a scivolare su uno strato solido di ghiaccio vetroso. Sarà anche possibile osservare, qua e là, qualche macchia nera in corrispondenza di aperture del manto ghiacciato venutesi a formare a causa delle temperature dei giorni precedenti.
A questo punto, spingersi usando i bastoncini e constatare come, con una leggera spinta, si possano percorrere vari metri in totale agilità.
Giunti a metà del tragitto marino, fermarsi e alzare lo sguardo verso oriente (o comunque verso la Luna, a seconda dell'ora della notte nella quale la ricetta viene realizzata). Rendersi conto che il riflesso della Luna sul ghiaccio si sperde a vista d'occhio. Ammirare le sfumature della luce riflessa dal ghiaccio che mostra come su tutto il mare ci sia ghiaccio vivo. Esclamare "minchia" o "cazzarola" o un'imprecazione a scelta a seconda del proprio gusto. Ricordarsi che ci si trova in mezzo al mare di notte da soli e che è meglio raggiungere la terraferma. Aggiungere un pizzico di strizza, altresì nota come cacarella, o paura, per accelerare il ritmo.
Una volta poi raggiunta l'isola, completare il percorso in sci fino a casa.

sabato 15 gennaio 2011

In sci, fino a casa

Venerdí 14 Gennaio 2011, ore 23: esco dal mio ufficio, in universitá. Fuori ci sono -9 gradi centigradi e Simon mi scatta una foto perché io sono cosí conciato:



La foto spiega tutto, tranne il fatto che in spalle avessi il mio solito zaino.
Esco con i miei sci da fondo in mano e gli scarponcini ai piedi, prendo la metro e poi il bus, cammino attraverso il bosco e giungo in riva al mare. Dopo un mese sono di nuovo qui sul mare ghiacciato e ammetto che mi fa impressione. È mezzanotte, tutt'attorno non c'è nessuno, nient'altro che buio e un po' di luce diffusa dalle nuvole. A piccoli passi, insicuri nel gesto ma certi nell'intenzione, mi avvicino al mare, mi fermo sul bordo del pontile che si spinge piú in lá nell'acqua che ora è ghiaccio e indosso gli sci. Penso che, in effetti, si, potrei cacarmi sotto, ma non ce ne sarebbe ragione, dato che il ghiaccio è ben solido. Accendo la lampada frontale e mi incammino sul mare, sci ai piedi. Il tragitto mi sembra lungo e faticoso, anche se sono i soliti dieci minuti, anche meno, come piú corti del solito sono i dieci minuti che mi servono per attraversare l'isola e arrivare a casa. È un tragitto che ricorderó a vita. Anche perché con gli sci da fondo non sono bravo e trovo pure la maniera di accappottarmi in un tratto del tutto piatto.
Arrivo a casa sci ai piedi per la prima volta in vita mia, in riva al mare.
È mezzanotte e mezza. Penso a come sono vestito, a cosa ho fatto, mentre entro in casa e comincio a spogliarmi.
Poi mi tolgo lo zaino dalle spalle e ricordo cosa c'è dentro.
Nient'altro che salsicce e mozzarelle molisane, e cinque litri d'olio extravergine d'oliva artigianale che hanno viaggiato con me da un remoto posto del sud Italia fino a una sperduta isola dell'arcipelago di Stoccolma.
 
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