domenica 15 agosto 2010

CB-NYC-STHLM in tales #2 - Statte cittu!

Questo è perchè, anche se è tardi e il tutto è già passato da un po', uno dei gusti più dolci di un viaggio sta nel sapere che potrai raccontare ciò che vivi in quel momento. Così lo racconto qui.


Scendo dall'aereo all'aeroporto di Shannon e mi ritrovo ad aiutare due vecchietti a portare una borsa. Quasi non mi parlano e quasi non mi ringraziano quando gliela poso dove poi si mettono a sedere nell'aeroporto. Dalle poche parole che sento capisco che sono italiani. Sia ben chiaro, non che parlassero italiano, ma il dialetto me li ha fatti subito collocare in viaggio da qualche posto sperduto del sud italia. Esattamente da Reggio Calabria. Per descrivere questi due vecchietti mi servirebbero troppe righe, e quindi desisto. Anche perchè se scoprissero che li ho apostrofati come "vecchietti" me le suonerebbero. E avrebbero ragione. Due che prendono, partono da Reggio Calabria e vanno a New York: altro che vecchietti. Tipi tosti, direi, che si sciroppano sto viaggione per andare a trovare i figli emigrati in America. Tosto lui, che mi racconta di avere non so che malattia, prende pillole in continuazione e si muove lentamente. Tosta lei, di poche parole e si vede che tiene in pugno la situazione. Sballottàti in giro per l'Irlanda non fanno una piega. Parlano in mezzo dialetto con gli irlandesi dall'inglese più impossibile da capire e sono certo li capiscono meglio di me. Mangiano per cena gli improbabili cibi del pub irlandese vicino all'albergo come se fossero i più navigati dei viaggiatori. Si adattano.
La mattina alle 5 e mezza sono i primi ad aspettare l'autobus che ci riporterà all'aeroporto, non si scompongono davanti all'autista di un autobus che ha la faccia da pazzo, nè di fronte ad un altro autista, che sembra Big George di Pomodori Verdi Fritti, e che chiede di non mettere nel bagagliaio del suo autobus valigie troppo grandi. Dopo pochi secondi lo hanno già convinto che le loro valigie hanno la dimensione giusta.
Ma la scena più bella è stata un'altra. Uno di quei momenti in cui cogli gli equilibri di una coppia, i loro meccanismi, i loro ruoli. Un momento in cui, si, capisci.
5 della mattina. Io esco dalla mia camera dopo aver lasciato la sveglia suonare per mezzora. Mi assicuro di avere con me la tessera magnetica che funge da chiave della mia porta. Per il resto sto dormendo. A pochi metri di distanza vedo i due calabresi trafficare vicino alla porta della loro stanza.
Lei in prima fila, armeggia vicino alla serratura. Lui dietro di lei, che si affaccia dalla sua spalla, alta non più di un metro e quaranta, per vedere cosa sta cercando di fare. La situazione è chiara: vogliono aprire la porta e non ci riescono. Io mi avvicino. Lei traffica con la tessera. Lui la guarda inerme e curioso da dietro, cercando di spiegarle come si fa, forse dicendole che la tessera deve rimanere qualche secondo in più nella fessura. Lei non l'ascolta.
Lui le dice: "Non Tohccarehh!"
e lei (forse anche perché vede che sto arrivando):
"Statte cìttu!!"
In un attimo lo zittisce, mi rivolge lo sguardo, mi indica la tessera, io le apro la porta e mi dice "tenkiù", sgattaiola dentro la camera tirandosi dietro il marito e chiude la porta. E io vado felice a fare colazione.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sei un cantastorie nato. Mi sembra di verderli, davanti ai miei occhi, i due vecchietti...e mi sembra di sentire la loro parlata, le loro consonanti dure e lei che gli ringhia, sottovoce, uno "statte cittu" secco e perentorio.
Tu, mi raccomando, non ti stare mai cittu e continua a raccontare...

Paoliè

(Parola di verifica di oggi: "scaliss")

Anonimo ha detto...

Buon viaggio Paoliè! (e scalìss invece mi sembra una parola del nostro dialetto)

 
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