Uno sogno fatto tanto tempo fa, che mi ritorna in mente ora.
Lo metto nero su bianco (o bianco su nero) cosí da poterlo ricordare in futuro, o stupirmi, o esclamare un piú semplice: "Ma cosa avevo in testa?"
Ero a fare il giro del Sudamerica con Bruce Chatwin, Paul Theroux e altri loro amici.
Pare che avessimo combinato qualche guaio e infatti eravamo inseguiti dal sindaco di un paesino della Patagonia che ci voleva cacciare da tutto il Sudamerica: sosteneva che non avessimo il permesso di soggiorno.
Il sogno in realtà inizia nel bel mezzo di un inseguimento, con questo alcalde che ci dava la caccia.
Scappavamo lungo tutta la catena andina, a piedi e con mezzi di fortuna, con autobus su strade improbabili che si inerpicavano sul bordo di dirupi e chiedendo passaggi ai rari viaggiatori di quelle terre impervie, o a piedi tra deserti e selve. Fino ad arrivare alla costa nord del Venezuela: i Caraibi dopo le Ande.
Lì giungemmo su un piccolo molo la cui porticina di accesso era in realtà una vera e propria uscita dal continente sudamericano. Attraversarla era un po' come entrare in una zona diplomatica, protetta. L'alcalde, una volta che noi avessimo varcata quella porticina, non avrebbe potuto farci piú niente.
La imboccavamo vedendo, in lontananza, l'alcalde che ancora ci inseguiva. Ci aveva inseguito fin dalla Patagonia, e fino al Venezuela! Ma cosa avevamo combinato di così terrificante?
Così, Chatwin e gli altri si mettevano sulle canoe, pronti a tornare a casa. In effetti lí per lí non valutai che avrebbero dovuto attraversare l'Atlantico per tornare in Inghilterra. Io, era ovvio nel sogno, sarei rimasto in Sudamerica.
Mentre li salutavo dal molo, Chatwin tornò indietro a chiedermi se fossi sicuro di voler rimanere, oppure preferissi andare con loro.
Ci pensai un attimo, guardando l'alcalde che ci osservava bellicoso da dietro la rete che delimitava il piccolo molo.
Ci pensai un attimo e decisi di partire con loro, che il mio viaggio poteva continuare. Salii sulla canoa di Chatwin. Era una specie di kayak in realtà. Dopo pochi istanti cominciammo ad affondare.
La canoa non era abbastanza grande per due persone.
Ero per metà in acqua e per metà in aria, a pochi metri dal molo e dalla terraferma e . . .
sabato 10 novembre 2012
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