mercoledì 10 marzo 2021

A Creta

Avrei voluto amarti

eppure non l’ho fatto.


Dagli ulivi che sono a popolarti

solo un frutto ho colto.

Delle onde che ti bagnano

solo una m’ha abbracciato.


E di quegli orizzonti che continuano a chiamarmi ogni dì e notte

per essere esplorati

solo uno ho attraversato

per vederne poi altri mille

che non avrei mai immaginato.


Avrei voluto amarti

eppure perché non l’ho fatto?

Perché adesso so di non poterti

scoprire perfetta

senza lo slancio dell’amore,

né saperti sbagliata

senza che l’amore sia finito.


Né tu puoi scoprire di me altro che la tessitura della pelle

perché una carezza è troppo poco per conoscersi.


Ma è fin troppo per sognarsi.

Ricordi che mi mostravi le acque 

del tuo mare 

camminando per Irakleio

giù fino alla fortezza?


Mentre intorno nessuno poteva

immaginare i nostri sogni

al sicuro, celati dalla tua drammatica

bellezza

di storie così ardite

che dall’antico osano giungere

fino al presente.


E poi Dia,

quell’isola che mi indicavi ogni giorno,

affacciata sulla fortezza,

una linea dal fascino

di un domani inarrivabile,

uno specchio deserto

di tutta la tua storia.

Come l’amore tra di noi

uno specchio deserto di noi stessi.


Dalla cima dei tuoi monti 

Dia l’accarezzavo con un dito

solo perché si trovava lì,

pur senza aver capito

perché ne fossi innamorato.

Dia era un riflesso

del nostro amore,

a portata di mano e inafferrabile,

che esiste solo nel gesto dell’accarezzare

e fugge a ogni possesso.


Avrei voluto amarti

e allora l’ho fatto

quando ero distratto

nei ritagli di tempo

per salvarmi dai miei dubbi

e difendermi dalla mia certezza

di non essere abbastanza.



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