Tanto tempo fa, quando io ero piccolo, le persone mettevano macchine trasportatrici da tutte le parti.
Treni che andavano da una parte all'altra delle città e treni ancora più grandi che giravano il mondo, e anche scatole che salivano sulle montagne, e addirittura sedie che stavano sospese su dei fili che andavano su e giù per colline e monti.
Le persone ci andavano, forse perché avevano fretta di salire in alto. Si, penso fosse per questo motivo. Ma poi avevano anche fretta di scendere. In inverno indossavano delle tavole sotto i piedi che li facevano scivolare velocissimi sulla neve. I piedi si incollavano a queste tavole, chiamate sci, che trasportavano le persone verso valle. Io pensavo che avessero fretta perché avevano dimenticato qualcosa, forse la merenda, o forse di dire alla mamma, o alla nonna, che erano usciti per andare sui monti. Ma poi risalivano e scendevano di nuovo in tutta fretta.
Allora cominciai a farlo pure io, e quando incontravo qualcuno gli dicevo:
-"Buongiorno signore, mi scusi ma vado di fretta!"
E poi risalivo di nuovo. Era divertente e tutto andava così veloce intorno a me, ma poi diventò meno divertente e poi mi cominciava ad annoiare, così io di nuovo cominciai a chiedermi il perché di tutta quella fretta. Io non volevo andare di fretta perché volevo fermarmi a vedere come fosse la neve e a fare tante curve, che pure mi piacevano. Ma non capivo perché mi piacesse tanto fare curve a destra e sinistra giù per i monti. Però mi piaceva, ma non potevo parlarne quasi con nessuno, perché tutti sfrecciavano veloci verso valle.
Sempre tanto tempo fa, ma quando io ero ormai più grande di quando ero piccolo, mi trovavo su una montagna che si chiama Monte S'Arrabbia. Era il primo giorno dell'anno del 2014 e io mi ero svegliato presto perché mi avevano detto che era bello fare su e giù per le montagne proprio in quella mattinata.
Io però non volevo rischiare di annoiarmi e allora presi degli sci diversi dai soliti, ma che mi sembravano difettosi: ci mettevo il piede su, ma solo la punta rimaneva attaccata. Il tallone non si bloccava e io avevo paura di fare su e giù per le montagne con questa attrezzatura difettosa. Pero`cominciai lo stesso. Non c'era nessuno e nevicava e poi c'era il sole e poi nevicava e poi il sole. Alla fine, quando il sole aveva vinto, su quei pendii del Monte S'Arrabbia era arrivata tanta gente. Andavano tutti di fretta, frettissima, e io, con gli sci difettosi, non riuscivo ad andare di fretta come tutti gli altri. Facevo più curve e mi divertivo, ma tutti andavano veloci veloci e io mi distraevo e non riuscivo a capire dove fossero le curve che io volessi fare.
Quando ormai non riuscivo più a ritrovarmi in questo forsennato su e giù, decisi di fermarmi a prendere il Sole, senza più scendere verso valle e risalire e poi ridiscendere, seduto davanti un rifugio dove anche gli altri sciatori ogni tanto andavano a riposarsi dalla stanchezza di tutto quel corri corri. Ma quando ci andai io non c'era quasi nessuno.
Davanti a questo rifugio, una casetta sui pendii del Monte S'Arrabbia, c'era una bella terrazza e qualche panchina, dove io mi sistemai, proprio di fronte al Sole che splendeva nel cielo. C'era silenzio e quasi mi addormentai, quando poi riaprii gli occhi svegliato dalle voci di due bambini. Stavano rimuovendo il ghiaccio che si era formato là dove gli sciatori lasciavano i propri sci. Il padre del bimbo più grande dei due gli aveva detto:
-"Pulite tutto il ghiaccio, perché gli sciatori vanno di fretta e se c'è il ghiaccio diventa difficile muoversi e devono poi andare più lentamente e non si divertono. Pulite tutto!" Così i due bimbi si erano messi all'opera. Io avevo lasciato i miei sci dove loro due stavano lavorando. Poi si misero ad osservare proprio i miei sci, appoggiati in un angolo.
Quello più grande dei due aveva l'atteggiamento sicuro. Il più piccolo, invece, era curioso, stupito. Io mi distrassi per un attimo dal Sole e cominciai a prestare attenzione ai due bambini.
-"Ma che sci sono questi"?, il piccolo si rivolgeva al più grande.
-"Non lo vedi? sembrano diversi, ma sono come tutti gli altri."
-"No, no. Lo vedi, se uno mette il piede qui, lo attacca agli sci con i suoi scarponi, questa parte rimane staccata!"
-"Il tallone?"
-"Si, il tallone rimane staccato! A che serve? Forse è rotto o difettoso?"
-Ma no!", rispose sicuro il più grande dei due, che si era alzato gli occhialini da sole che gli nascondevano gli occhi. " Il tallone si può agganciare. Ora sembra staccato perché poi si riattacca quando si aggancia lo scarpone. Me lo ha detto mio padre." E, riabbassando gli occhiali da sole a coprire gli occhi, tornò alla sua attività di toglighiaccio.
Il bimbo più piccolo, però, non era convinto. Tutti gli altri sci che aveva visto avevano un sistema diverso di attaccare il piede allo sci, e il tallone, in tutti gli altri sistemi che aveva visto, rimaneva ben attaccato. Punta e tallone attaccati allo sci. Il suo amico più grande, no, non aveva ragione. Si era sbagliato, o forse lo aveva addirittura imbrogliato.
Ma, allora, a che serviva agganciare allo sci solo la punta di uno scarpone? Era possibile sciare in quella maniera? Comodo? Facile? Divertente? Quante curve si riuscivano a fare? O era possibile andare solo dritti?
Il bimbo si guardava intorno come a cercare la persona che usasse quegli sci per chiedergli spiegazioni. Ma non mi poteva trovare. Io facevo finta di niente, come se l'unica cosa che mi importasse in quel momento fosse il Sole splendente in cielo. Facevo finta di dormicchiare, ma avevo un occhio e un orecchio ad osservare ed ascoltare i due.
-"Ma si! ho capito!" Esplose all'improvviso il piccolo, richiamando l'attenzione del suo amico.
"Ma certo! Ed è proprio importante che si possa alzare il tallone quando si scia!" disse gioioso al suo amico più grande, che lo guardava un po' stupito, chiedendosi cosa avesse in mente.
"Ora ti spiego. Se uno scia senza agganciare il tallone, allora significa che il tallone lo può alzare, no? E se si alza il tallone allora è molto più facile inginocchiarsi. No?"
-"Si, va bene. Ma perché uno dovrebbe inginocchiarsi mentre scia? Vedi che non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo lavorare se no mio padre s'arrabbia!"
-"Ma come, perché!? Lo sai cosa c'è sotto la neve sulla quale le persone sciano? Dei prati! E cosa cresce nei prati? Dei fiori, no? Magari di quelli piccoli, dei fiorellini. Ecco, allora uno sciatore fa una curva e poi un'altra, poi vede un fiorellino e fa una curva, si inginocchia e prende il fiore, e poi fa un'altra curva e ne prende un altro, e poi ancora una e…
-" E che fa, scende giù con un cesto di fiori? Ma dai, vieni qui a togliere il ghiaccio invece di perdere tempo!"
-"Ma no! Uno i fiori mica li prende per se stesso. Li prende per fare un regalo a qualcuno.
Allora ecco che lo sciatore curva, per esempio verso sinistra, si inginocchia con la gamba sinistra e con la mano sinistra coglie un fiore. Poi curva a destra e si inginocchia sulla gamba destra e con la mano destra ne prende un altro. Ma nel frattempo di certo avrà incontrato magari una persona a cui regalare il fiorellino. E allora, il fiorellino che aveva nella mano sinistra, dopo averlo colto e dopo aver fatto un'altra curva, lo dona a chi ha incontrato, e nel frattempo con la mano destra ne prende un altro, da donare alla curva successiva."
-"Non è vero! Gli sciatori vanno di fretta e non hanno tempo per i fiorellini! Non è vero!"
-"Invece io voglio provare! Deve esser divertente, perché si devono trovare tutti i fiorellini sparsi sui pendii, arrivarci vicino e inginocchiarsi per prenderli. Piano! se no si rompono! e poi si devono trovare tutte le persone a cui donarli e andarglieli a portare! Mi divertirò un sacco!"
Io ascoltavo il bimbo parlare di sci e fiorellini. Aveva trovato il senso delle mie sciate e ora si che avevo voglia di continuare e danzare, lento lento, e passare il primo giorno dell'anno a raccogliere fiorellini.
1 commento:
FANTASTICO!!!!!
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