Per molto tempo ho fatto diradare le parole su queste pagine.
Non mi andava di scrivere. Oppure lo facevo, ma altrove. Perché, si, in fondo per me lo scrivere é composto non solo dal "cosa scrivo" e "come lo scrivo", non solo dal "quando lo penso", dal "perché lo scrivo", dal "dove sono quando mi é venuto in mente e dove ero quando l'ho scritto", da " a chi voglio farlo leggere" e "questo voglio che lo capisca solo una persona, o due".
Mi sono reso conto, e ce ne ho messo, di tempo! che conta anche dove imprimo le mie parole.
Banale, si.
Quindi, niente, finisce che tanti appunti vanno persi, scritti su tovaglioli di carta o agendine che poi chissá che fine fanno, o in files dimenticati su qualche penna usb che chi-lo-sa-dove-l'ho-messa?
Poi ci sono quelli che finiscono, come tanti, del resto, sui server del grande fratello Google, sul blog, online, nei post e in altri neologismi vari che anch'io mi ritrovo ad usare come cornici dei miei scarabocchi. Sembra che questi appunti siano gli unici che scriva.
Si, sembra anche a me a volte. Guardo il mio stesso blog e dico: ma che ca..o ho fatto che non scrivo da due mesi? o da tre?
Magari ho fatto che non mi andava, sai, quei periodi che la scrittura é inutile e non serve neanche prendere appunti, perché finiscono solo col ricordarti pensieri e cose inutili, rumorose.
Insomma, alla fine continuo a tenere questo blog mezzo aperto, mezzo chiuso, lento o veloce, ispirato o traspirato o espirato, e le poche persone che lo leggono, mi chiedo, cosa capiscono di me?
Ma perché, cavolo, si, alla fine il blog parla di me, fabiocentrico. Si, parla di me e della parte di me che vuole finirvi su. A volte è, in tutta semplicitá, vuota, assente o altrove. A volte approssimativa.
Lascia gli appunti inconclusi e inconcludenti.
Non mi andava di scrivere. Oppure lo facevo, ma altrove. Perché, si, in fondo per me lo scrivere é composto non solo dal "cosa scrivo" e "come lo scrivo", non solo dal "quando lo penso", dal "perché lo scrivo", dal "dove sono quando mi é venuto in mente e dove ero quando l'ho scritto", da " a chi voglio farlo leggere" e "questo voglio che lo capisca solo una persona, o due".
Mi sono reso conto, e ce ne ho messo, di tempo! che conta anche dove imprimo le mie parole.
Banale, si.
Quindi, niente, finisce che tanti appunti vanno persi, scritti su tovaglioli di carta o agendine che poi chissá che fine fanno, o in files dimenticati su qualche penna usb che chi-lo-sa-dove-l'ho-messa?
Poi ci sono quelli che finiscono, come tanti, del resto, sui server del grande fratello Google, sul blog, online, nei post e in altri neologismi vari che anch'io mi ritrovo ad usare come cornici dei miei scarabocchi. Sembra che questi appunti siano gli unici che scriva.
Si, sembra anche a me a volte. Guardo il mio stesso blog e dico: ma che ca..o ho fatto che non scrivo da due mesi? o da tre?
Magari ho fatto che non mi andava, sai, quei periodi che la scrittura é inutile e non serve neanche prendere appunti, perché finiscono solo col ricordarti pensieri e cose inutili, rumorose.
Insomma, alla fine continuo a tenere questo blog mezzo aperto, mezzo chiuso, lento o veloce, ispirato o traspirato o espirato, e le poche persone che lo leggono, mi chiedo, cosa capiscono di me?
Ma perché, cavolo, si, alla fine il blog parla di me, fabiocentrico. Si, parla di me e della parte di me che vuole finirvi su. A volte è, in tutta semplicitá, vuota, assente o altrove. A volte approssimativa.
Lascia gli appunti inconclusi e inconcludenti.
Nessun commento:
Posta un commento