Cosí termina il "Trittico dei giú", perché sulla Sicilia non posso far altro che iniziare a scrivere, senza terminare.
Un passaggio
Era sera inoltrata quando sulla circonvallazione della cittá, appena dopo una curva a gomito, una vecchia Panda rossa passava sfrecciando, inchiodava, faceva retromarcia e si fermava accanto a due passanti. "Volete un passaggio?" "No, grazie" "No, forse non avete capito: volete un passaggio?"
I due erano arrivati il giorno prima e in quella cittá non conoscevano nessuno.
I ruoli
C'è Gaetano, che è il padrone di casa. C'è Mary, che è un'amica di famiglia. Anzi, una parente. C'è Biagio, che è un amico molto stretto, anzi un mezzo parente. C'è Maurizio, che è il marito di un'amica di famiglia. Ci sono un'infinitá di altre persone che entrano ed escono. Abbia pazienza il lettore e le conoscerá tutte.
I mercati
Mi piace scrivere di ció che faccio, o che vedo, ma quel che segue non l'ho visto, né fatto. Ero impegnato, quel giorno, ero perso. Diamine, il tempo che non mi basta mai. Dovrei avere una doppia vita. Ma che dico! con una doppia vita perderei il doppio delle cose e il tempo lo dimezzerei una volta di più.
Peró ho scoperto un trucco: vedere con gli occhi degli altri, fare con le mani di chi mi sta accanto. Non raddoppia il mio tempo, ma aggiunge qualcosa. Cosí, in quel giorno, in quella mattinata, ci guadagnai l'esplorazione di un posto che vive nel regno dell'assurditá: il mercato del pesce.
Giú il cappello, o I cappelli di Mary
La signora aveva sull'appendiabiti due giacche vecchie, una camicia da notte e un'infinitá di cappelli. Un basco marroncino, una bombetta rossa, un cappello in paglia parasole, un berretto ricamato, un piccolo cilindro nero e uno piú grande, leopardato.
Ogni mattina scendeva le scale e, alla fine della sinusoide che univa i due piani della casa, diceva: "Giú il cappello!"
sabato 9 aprile 2011
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