sabato 18 luglio 2009

Due esempi da intenditore

Due giorni allo Stockholm Jazz Festival trascorsi da grande intenditore di musica, come testimoniano questi due esempi.

Nel primo giorno mi aggiravo per la piazza di Skeppsholmen dopo il concerto di McCoy Tyner e Bill Frisell. Erano il motivo principale per cui comprare il biglietto e McCoy non ha certo deluso: usa il piano con la stessa facilità con cui un atleta usa i suoi polmoni. Invece la chitarra di Frisell l'ho sentita solo durante i soli: quando accompagnava poteva benissimo risparmiarsi di suonare dato che era del tutto sovrastato dagli altri strumenti. Ma, dicevo, ero in piazza e vengo distratto da Mike Stern che viene intervistato proprio lì affianco. Mi avvicino per sentire ciò che dice ma mi tengo a debita distanza dato che la sua enorme guardia del corpo era proprio lì affianco e mi guardava insospettito e minaccioso. "Il tipico gonzo che non sa neanche cosa sia una nota" penso mentre mi sto allontanando. Infatti pochi minuti dopo lo rivedo. È sul palco, si chiama Bob Francheschini e suona il sax da dio.

Nel secondo giorno tra gli altri suona Marcus Miller con altri tipi che ignoro chi siano. Sul palco si presentano in tre bassisti, assistiti da batteria e tastiere. "La solita palla super tecnica e niente più" penso dopo le prime tre note, già pronto a far finta di esaltarmi perchè non puoi non esaltarti con sti artisti. E infatti è proprio così: dopo cinque minuti Victor Wooten attacca un solo di basso elettrico di 10 minuti da lasciare a bocca aperta, non solo me e il pubblico ma anche il resto della band, immobile a sentire. Praticamente è come se stesse suonando una chitarra classica, solo che slappa a più non posso e l'effetto è eccezionale.
Poi tocca a Miller fare il solo e lui che è il leader della band non mi esalta più di tanto. "Scontato". Talmente scontato che ad un tratto lascia il basso e prende il sax! e attacca come se niente fosse "When I fall in love". Senza parole. È la volta dell'altro bassista, "l'altro" solo per chi come me non conosceva Stanley Clarke. Anche lui lascia il basso elettrico ma rimane in famiglia e si accontenta del contrabbasso. Quando vedo che arriva addirittura a suonarlo come una chitarra flamenco mi rendo conto che, probabilmente, li avevo lievemente sottostimati. Finale con versione stupenda di "Beat it" di Michael Jackson, che vuoi di più?

1 commento:

sara ha detto...

non diventare come si però!!!

 
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