Acchianare all'osservatorio.
Da qui affacciarsi sulla terrazza che dá sul mare e su tutta Catania.
In una cornice di ulivi e fichi d'india, con la vista che si perde fino alla Calabria, da un lato, e nell'entroterra siciliano dall'altro. A sud, la linea della costa si perde nel mare e copre e scopre l'orizzonte. Dietro di me, il vulcano.
Il vento corre veloce quassú, e il sole è forte e riscalda anche nei giorni freddi.
Io mi prendo un caffé e poi mi faccio due passi, su e giú sulla terrazza, e mi chiedo perché non sia in giro in una cittá come quella che vedo distesa sul pendio che, laggiú, scende fino al mare.
Torno alle mie cose, racchiuse in un fazzoletto, e poi ritorno sulla terrazza, come a schiuderle nel tutt'attorno.
È una fortuna trovarsi lá dove le montagne incontrano il mare, perché è lí che l'orizzonte si allarga come altrove non potrebbe, e c'è spazio per lanciare lontano i sogni e sentirne l'eco tornare indietro, come di ritorno da mondi lontani.
giovedì 13 dicembre 2012
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