Ci sono due entitá sole di cui mi fido.
Una è il mio zaino. È sempre con me, qualsiasi cosa stia cercando posso trovarla lí dentro, qualsiasi cosa mi serva posso custodirla lí dentro.
Mi caratterizza. Se sono in giro da solo ce l'ho comunque sulle spalle. Se lo presto a qualcuno, rimane comunque il mio zaino e anzi, la persona a cui l'ho prestato rischia di essere scambiata per Fabio. Se sono in giro in cittá vengo riconosciuto a causa del mio zaino piú che per la mia faccia.
La seconda entitá sono i miei movimenti.
Le mie mani che gesticolano ridicole si riconoscono in qualsiasi fotografia in cui compaio. Non mi lasceranno mai, e se mi ammalassi e rimanessi paralizzato diventerei con molta probabilitá il protagonista vivente di una di quelle foto. Per ricominciare poi a muovermi con lo stesso stile di sempre.
La schiena e il collo che si piegano nella loro rigidezza, magari per raccogliere un bacio.
Il procedere lento, arrancando tra mille attriti, invece di sgusciare via rapido nel viscido, perché la seconda di queste proprio non sono bravo a farla.
E i movimenti istintivi, quelli che, come nient'altro, per un attimo fanno piena luce su ció che ho dentro.
Il ritrarmi indietro quando non capisco la neve sotto i piedi, per la paura di ció che non conosco,
Il buttarmi avanti quando scio sul ripido, per la certezza di arrivare in piedi in fondo.
Il guardare negli occhi anziché altrove, perché mi piace di piú.
Per questo mi è inutile provare a cambiare il mio stile di sciata o provare a non guardare negli occhi, perché significherebbe un cambio molto profondo.
Poi ci sono le persone, ma quelle sono esseri viventi, non entitá.
Infatti non amo i miei movimenti, né il mio zaino.
La mia vita in sintesi: mi muovo con il mio zaino in mezzo agli altri.
giovedì 10 novembre 2011
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