Gomma bucata alla bici, macchina rotta, l'autostop è quasi l'unica soluzione, di certo la più divertente. Si inizia da ieri mattina. (Ok, ho iniziato già da diverse settimane in realtà). In tarda mattinata per andare in città trovo il passaggio di un tipo che parla poche parole di inglese. Mi faccio ripetere il suo nome un paio di volte ma non lo capisco. Una specie di Lindsson. Macchina piena di attrezzi e puzza di pesce, lui ha una tuta da lavoro addosso. Insomma un operaio che lavora dalle parti di casa mia e che si diverte a pescare. Conosce i nomi delle strade e non parla di destra o sinistra ma di nord e sud, chiedendomi dove devo andare. Riesco a capire che sua figlia va a scuola da queste parti, a Lidingö e, considerato che non parliamo la stessa lingua e il passaggio dura 3 minuti, direi che è anche troppo.
Dopo la lezione di svedese, nel pomeriggio, torno a casa. Un centinaio di metri lontano dalla fermata dell'autobus, al Golfklubb, ecco che mi prende a bordo Daniel, con i suoi due figli e il cane. Una forza della natura. I due piccoli, 3 e 4 anni, quasi mi saltano addosso dai sedili posteriori, pur essendo seduti sui seggiolini e ben protetti dalle cinture. Loro vivono su Tistelholmen, una piccola isola separata da pochi metri di mare dalla sua sorella maggiore Storholmen. Ci sono ben tre famiglie e mezzo che vivono lì per tutto l'anno e sono sei anni che loro ci abitano. I bimbi sono davvero incredibili. Appena scesi dalla macchina fanno a gara a chi riesce a catturare di più la mia attenzione, si fanno prendere in braccio, sorridono, corrono e scalciano nelle loro tutine tutte sporche di terra, con le quali evidentemente giocano e si rotolano nel fango e nell'erba bagnata di questi giorni. Li accompagno alla barca e ci salutiamo fino a che non si allontanano dal molo, mentre io mi accingo ad accendere la mia bagnarola. Pochi minuti che mi riempiono di energia.
Stamattina sveglia presto, cielo grigio, acqua piatta bucata dalle gocce di pioggia. Lascio i miei coinquilini alle prese con le loro bici e chiedo ad un simpatico signore in giacca e cravatta, che sta entrando in macchina, se posso avere uno strappo fino alla prima fermata dell'autobus. "Of course, no problem!" e mi accomodo in macchina. È una parte del "mezzo" delle tre famiglie e mezzo che vivono su Tistelholmen tutto l'anno. "Mezzo" perché quando il Baltico ghiaccia lui e il suo ragazzo si trasferiscono al centro, dato che lui spesso lavora fino a tarda notte in uno dei locali più rinomati della città e attraversare il ghiaccio a piedi da solo ogni notte non è che sia proprio il massimo. Mi racconta di serate con tavoli che costano dagli 8000 ai 10000€, di pazzi industriali che scialacquano solo per il gusto di farsi vedere, di come lui sia a capo di coloro che gestiscono gli ospiti e, anche se oggi inizia una specie di congresso di medici con un migliaio di invitati, non è niente rispetto agli ospiti che ha dovuto gestire per il matrimonio di giugno tra la principessa a il suo aitante personal trainer. Fortunatamente quando si ritira a casa sua può dimenticare tutto ciò e rilassarsi. Davvero un tipo simpatico comunque. "Thanks, see you around", scendo a Tekniska Högskolan, aspetto per un paio minuti il 44 e mi chiedo intanto cosa farò fino al prossimo autostop nel tardo pomeriggio.
martedì 21 settembre 2010
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8 commenti:
"mi chiedo intanto cosa farò fino al prossimo autostop nel tardo pomeriggio."
Mah, una cosa così, tipo lavorare?
:)
Appunto! :)
come tu abbia fatto a scivere di mattina presto già mi lascia sconcertata, per il resto ....non ho parole
mamma
Pensa invece il mio sconcerto nell'apprendere che tu abbia ormai imparato a commentare sul mio blog!
fratello cazzeggione.
mamma telematica.
grande Antonella direi! Delfì ma hai tirato il collo alla Saxò?!? Ric
Tranquillo, la saxò se ne sta bella e buona in quel di Pisa (o almeno spero!)
Io attendo con terrore il giorno in cui mia mamma imparera' a commentare sul blog... :)
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