domenica 15 agosto 2010

Transizioni baltiche

Alla fine sta andando così. Che poi non è mica la fine. Lo dicevo ad una mia amica proprio adesso. Lei mi fa che sta in un periodo di transizione e mi illumina sul fatto che pure per me è la stessa cosa. Da un sacco di tempo. Perdincibacco, non me ne ero mica accorto, davvero. Poi come al mio solito relativizzo tutto dicendo che la vita è un periodo di transizione tra il non essere ancora e il non essere più. Mi tranquillizzo e ritorno alle mie cazzate quotidiane.
Comunque dicevo che sta andando così. Che sto sull'isola. Di transizione fino a non so quando. Di transizione ero pure ieri e ogni giorno, quando attraverso su una barchetta il mar Baltico per giungere alla mia bicicletta e pedalare per un bel po' di minuti attraverso i boschi del nord fino a raggiungere questo maledetto centro abitato che si trova qui vicino, di nome Stoccolma, di fatto una città che mi piace, si fa percorrere e mi modella un po'. Come tutte le altre in cui ho vissuto. Sarà un caso.
Comunque sto sull'isola, la sera suono il piano e così pure i pomeriggi, dopo aver nuotato, magari. Nel fine settimana esco, vado in città, incontro gli amici e a notte fonda riprendo la metro, e poi la bici, e poi la barca, attraverso il mar Baltico, attracco al mio molo personale e mi metto a dormire. Non chiudo la porta di casa, non chiudo le finestre. Per chi voglia venire a trovarmi, insomma, non c'è nemmeno bisogno di bussare. La mattina mi sveglio e non devo guardare le previsioni del tempo, anche perchè non l'ho mai fatto. Piuttosto vedere se il mare è mosso. Finora è stato sempre una specie di piscina tranquilla, ma non lo sottovaluto.
Il fatto è che tutto mi pare normale, ossia nella norma, nella misura. Quale sia, questa misura, ancora è da capire. E non ho mai pensato di mettermi a cercarla.
Comunque, alla fine, sta andando così. Che non è la fine, se non la fine di ciò che ho vissuto finora. Sta andando che ho mille arretrati in testa da dover scrivere e che pezzi di questi finiscono in ciò che sto scrivendo ora. Sta andando che questo è uno scritto di transizione, non solo perchè parla di transizioni, ma proprio perchè lo è. Infatti posso anche definirlo così, di transizione, ma il suo carattere rimane sfuggente, vago, indefinito, se non fosse che parlo anche dell'isola, del Baltico e delle biciclettate nel bosco, che hanno spazio tempo e nome ben definiti.
Se non fosse, insomma, per ciò che nella mia vita è di transizione.

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